bdsm
l'iniziazione
di switch_1
16.05.2014 |
13.962 |
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"L’eccitazione già alta saliva vertiginosamente, sentivo il sangue pulsare nell’intera asta e il glande bruciare; volevo venire, dovevo disperatamente venire..."
L’INIZIAZIONESono sempre stato attratto fin da adolescente dal mondo bdsm, che all’epoca conoscevo solo come sadomaso, ma non sono mai riuscito a confessare a nessuno questa mia “passione”, ne tantomeno a viverla fino ai 30 anni.
Verso la metà degli anni 90 su internet era comparsa la prima chat italiana, pubblicizzata anche in tv, incuriosito decisi di cogliere l’occasione e mi iscrissi con un nick inequivocabile: slave. Dopo molti tentativi andati a vuoto conobbi una signora 50enne molto simpatica che dopo qualche convenevole mi chiese del mio nick; le spiegai il significato aspettandomi come risposta il solito “ah beh … ciao”, invece mi chiese candidamente se avevo il collare. Io, che non conoscevo il significato del termine le chiesi lumi e lei, sempre con molta gentilezza e semplicità mi disse: “sei libero o hai una padrona?”. Rimasi incredulo, avevo finalmente trovato una donna che nutriva i miei stessi interessi?
Chattammo per molti mesi parlando di giochi, del ruolo di schiavo. di quello della padrona, di cosa piaceva a lei e di cosa pensavo potesse piacere a me, suggerendomi giochi nuovi, situazioni particolari, il tutto con molta complicità. Piano piano mi stava adottando come suo schiavo. Dalla chat si passò al cellulare, dalle prime telefonate, un po’ imbarazzanti almeno per me, ai giochini. Finalmente dopo quasi sei mesi decidemmo di incontrarci.
Era estate, fine luglio, lei era in vacanza in una nota località di villeggiatura del Veneto dove possedeva un appartamento in un residence, io affittai una stanza nello stesso residence. Arrivai nel primo pomeriggio, appena entrato in camera, come da istruzioni ricevute la chiamai.
“ciao sono arrivato ora”
“bene allora ti senti pronto per la tua iniziazione di schiavo?”
Sapevo che, quando si rivolgeva a me chiamandomi schiavo, o cucciolo se voleva essere molto dolce, io dovevo chiamarla Padrona e rivolgermi a lei usando sempre la terza persona, per cui risposi
“si Padrona sono ai suoi ordini”
“bravo cucciolo; adesso metti il telefono in viva voce, ti spogli completamente e vai in bagno … fatto?”
“si Padrona”
“bene adesso masturbati stando in piedi; devi venire nella doccia e fai presto”
Il tono del a sua voce era fermo, deciso ma dolcissimo come quello di una maestra elementare con il suo alunno preferito.
Obbedii. Mi presi il pene in mano e iniziai a masturbarmi bagnandomi la mano con la saliva per diminuire l’attrito sul glande scoperto.
“dai cucciolo … su su dai … vai più veloce … forza dai voglio sentire il tuo orgasmo”
Ero già eccitato al solo pensiero dell’incontro e quell’ordine telefonico aveva ulteriormente accresciuto la mia eccitazione, inoltre lei, sapientemente, con quegli incitamenti continui, pressanti a fare in fretta, dati si con dolcezza ma sempre incalzanti, accelerò il raggiungimento del piacere e così in pochissimo tempo:
“si Padrona siii sto per venire … siiiii”
“bravo il mio schiavetto, adesso non ti pulire il pene lavati le mani rivestiti e vieni da me”
Un po’ sconcertato da quell’inizio e dall’ordine di non lavarmi mi rivestii e andai. Nel breve tragitto dalla mia camera al suo appartamento mille dubbi mi assalivano la mente: e se non le fossi piaciuto? certo ci eravamo visti in foto ma mai di persona, e se mi avesse fatto qualcosa che non avrei sopportato? si avevamo parlato di vari giochi che lei intendeva farmi provare ma senza mai scendere troppo nei dettagli e poi una cosa è fantasticare un’altra provare sulla propria pelle. Con tutti questi dubbi che mi frullavano nella testa bussai alla porta. Mi aprì. Me l’ero figurata un po più alta ma per il resto era come dalle foto mi lasciava un po’ perplesso il suo abbigliamento, una specie di tunica rosso fuoco molto ampia leggermente scollata sul davanti che non lasciava intravvedere nessuna forma del suo corpo; ai piedi un paio di zoccoli aperti. Decisamente poco sexy pensai mentre ci salutavamo. L’appartamento era sul rustico con travi del solaio in legno a vista, ma nuove, pavimento in legno, caminetto, fortunatamente spento perché faceva un caldo assurdo per la località, divano a L, tavolo sedie, angolo cottura, camera e bagno.
“il mio schiavetto è un po’ teso, disse lei osservando il mio palese imbarazzo, non ne hai motivo inizierò con molta gradualità e dolcezza. Per prima cosa prenderò confidenza con il tuo corpo, mettiti al centro della stanza, io obbedii, su coraggio cucciolo spogliati”
Mi sentivo molto a disagio ad essere nudo di fronte ad una donna, vestita, che aveva vent’anni più di me, e che incontravo per la prima volta, in più il mio pene era sporco del mio sperma.
“metti le mani sopra la testa, allarga un po’ le gambe e gradami sempre negli occhi”
Iniziò a scrutare il mio corpo cm dopo cm girandomi attorno, contemplando con soddisfazione il mio pene sporco di sperma e rilassato dopo l’autoerotismo che mi aveva impartito di fare pochi minuti prima. Poi si piazzò davanti a me ed iniziò ad accarezzarmi il petto soffermandosi sul capezzolo sx; lo prese tra il pollice e l’indice e con dolcezza lo strinse prima piano poi con pressione sempre crescente. L’eccitazione del primo contatto si trasformava in dolore sempre crescente che si manifestò in una smorfia sul mio viso. Smise. Per passare al capezzolo dx e, nel ripetere l’operazione, mi disse:
“sai no cucciolo che tutti abbiamo una metà più sensibile dell’altra”
E infatti il dolore a dx arrivò prima. Smise. Continuando ad accarezzarmi scese con la mano verso i mie genitali. Prese con dolcezza il mio pene in mano e scoprì il glande ancora leggermente arrosato e sporco. Quindi passò ai testicoli. Li accarezzo con estrema dolcezza e delicatezza prima entrambi poi si concentro su quello sx e iniziò a palparlo con maggiore vigore, lo prese tra il pollice, l’indice ed il medio come in una sorta di tenaglia e mi sussurrò dolcemente
“stai tranquillo da bravo cucciolo lo faccio per saggiare la tua soglia di sopportazione del dolore; resta dritto, fermo e continua a guardarmi negli occhi”
e iniziò a stringere con gradualità ma sempre più forte. Senti un crescente dolore che diventò quasi subito insopportabile, istintivamente piegai in avanti il busto ed indietro il bacino a cercare di sottrarmi a quel dolore ma lei
“fermo cucciolo fermo ho quasi finito resisti ancora un po’ da bravo”
“la prego Padrona” sussurrai con un filo di voce resa stridula da quel gioco sadico.
Smise. Mi lasciò qualche secondo per riprendere fiato e poi
“ricordi che poco fa ti dissi che tutti abbiamo una metà più sensibile dell’altra e che in questa fase sto conoscendo il tuo corpo?” non fini la frase che passò a torturarmi il testicolo dx e, come per il capezzolo, il dolore arrivò prima e fu molto più intenso tanto da farmi piegare in due.
“ok ok cucciolo basta per adesso, disse lei mollando la presa, dato che sei piegato in avanti completiamo l’ispezione piegati di più e allargati le natiche voglio ispezionarti l’ano”.
Ancora con i testicoli doloranti obbedii ed assunsi la posizione richiestami. Lei si mise dietro di me e sentii la punta del suo indice umido che si appoggiava al mio ano. La senti massaggiarmi il buchino fino a farmi rilassare e più mi rilassavo più la mia Padrona aveva parole di elogio e d’incoraggiamento che però si interruppero quando, entrata la prima falange, iniziai a contrarmi impedendole di andare più su.
“va bene lo stesso cucciolo ci lavoreremo vedrai che riuscirò a dilatarti per bene ci vuole calma e un po’ di pazienza. Bene adesso per ora ho finito vai a farmi un caffè”
Andai in cucina e preparai il caffè mentre lei si stese sul divano appoggindosi allo schienale. Le servii il caffè e lei mi invitò ad accovacciarmi ai suoi piedi. Era la prima volta da che ero entrato che mi concedeva di sedermi e di riprendere fiato e al tempo stesso di starle vicino, intuivo però che non avrei goduto molto di quel riposo infatti dopo aver sorseggiato il caffè appoggiando la tazzina sul vicino tavolino mi disse
“schiavetto lecca i piedi della tua padrona. Fammi sentire la tua morbida lingua”.
La cosa non mi sembrava poi così terribile avevo già baciato i piedi a qualche ragazza e non avevo trovato la cosa disgustosa o umiliante anzi semmai l’avevo trovata eccitante quindi iniziai a leccarle la pianta. Lei mi guardo sorridendo e capii che dovevo leccarli completamente, passando la lingua tra ogni dito, succhiandole l’alluce e le altre dita e, anche se probabilmente erano stati lavati la mattina, il caldo e gli zoccoli avevano favorito la sudorazione così da renderli un po’ aciduli all’olfatto e al gusto. Comunque leccai e succhiai avidamente, in fondo meglio quello che la tortura ai testicoli.
“E bravo il mio schiavetto adesso è il momento di dare piacere alla tua padrona. Sdraiati sul divano sopra la penisola”
Pensai con gioia che finalmente avrei visto la mia Padrona nuda invece … invece no.
Si sedette, rivolata verso i miei piedi, sopra la mia faccia mantenendo la tunica così che io mi ritrovai con la testa in una specie di tenda buia con caldo infernale. Senti l’odore del suo sesso ma non potevo vederlo e sentii anche i suoi ordini
“schiavetto adesso leccherai le intimità della tua Padrona, quando vorrò che tu passi ad un’altra parte te lo comunicherò giocando con i tuoi gioielli come ho fatto prima”
Ebbi un tremito ripensando al dolore che avevo provato prima e in più non vedendo nulla potevo affidarmi solo al tatto e all’olfatto. Comunque sentivo il suo odore, doveva essere già eccitata perché l’odore era intenso, questo e il fatto che, con mio stupore, era completamente depilata fece si che riuscii a trovare praticamente subito le sue labbra. Seguendone il bordo con la punta della lingua arrivai al suo clitoride; iniziai cosi a leccarlo facendo roteare la lingua attorno e poi sopra e premendo come se stessi assaporando un gelato. La cosa sembrò piacerle molto al punto che sentivo le sue secrezioni bagnarmi la punta del naso, e il loro odore pungente riempirmi le narici. Stavo, in tutti i sensi, assaporando il piacere che donavo alla mia Padrona e quello che con la sua mano lei donava a me massaggiandomi i testicoli, il mio pene, già tronato in parziale erezione, ora pulsava per l’eccitazione, quando, improvvisamente sentii le sue dita afferrarmi il testicolo dx con la “presa a tenaglia” e al piacere sostituirsi un crescente dolore. Dovevo cambiare l’obbiettivo della mia lingua o il modo di leccarle il clitoride? Dovevo decidere in fretta il dolore stava diventando sempre più intenso decisi di infilarla dentro alla sua vagina sperando che quella scelta, che sembrava la più logica fosse quella giusta. Fortunatamente lo era. La mia Padrona allentò la presa, cominciò a contrarsi, e il suo nettare divenne sempre più denso e abbondante. Mi sentivo sollevato comincia a rilassarmi nonostante il caldo insopportabile sotto la tunica, mi concentrai sulla penetrazione che le stavo facendo con la lingua e sul piacere che questo le dava, piacere che lei mi trasmetteva accarezzandomi lo scroto. Ma ancora non durò a lungo. Dopo un paio di contrazioni con conseguenti lunghi gemiti sentii nuovamente le sue dita afferrare saldamente il mio testicolo, sempre il dx. Fui preso dal panico che altro poteva volere che leccassi??? Più ci pensavo più il dolore si faceva intenso, e più si faceva intenso meno lucidamente riuscivo a pensare alla fine non capivo più nulla solo che avevo un gran male e la supplicai di smettere.
“il mio cucciolo soffre troppo?” chiese sempre con la solita dolcezza allentando solo leggermente la presa
“si si Padrona vi prego basta”
“su dai non è poi così difficile da capire dove devi mettere la tua lingua no?”
Riuscii a razionalizzare e si in effetti c’era un posto uno solo ma non lo avevo mai fatto prima, tentai di spiegarglielo
“Padrona volete che vi lecchi il buchino” dissi con tono interrogativo e supplicante
“si cucciolo e voglio che tu lo faccia bene o sentirai ancora più dolore”
Inizia a leccarlo, non mi piaceva l’idea, ma la minaccia di un’ulteriore tortura ai testicoli era certamente peggiore. Passai la lingua sulla zona perianale quindi mi spostai sulle pieghe esterne dell’ano sentivo un gusto strano un misto tra detergente intimo e sudore, pensavo peggio. Il massaggio con la lingua rilassò il muscolo e sentii ad ogni passaggio successivo che il buchino si apriva sempre più. Sentii anche che l’odore cambiava e spingendo la punta della lingua dentro anche il sapore si faceva più acre. Leccai vincendo un certa ritrosia, un senso di nausea, un tabu, leccai, leccai.
Quando, finalmente fu sazia, si alzo dalla mia faccia e mi lodò per il lavoro svolto:
“bravo il mio schiavetto ti è piaciuto leccare il mio buchino? sei stato davvero bravo per la tua prima leccata anale, ti meriti un premio” disse afferrando il mio pene e iniziando a masturbarmi con movimenti sapientemente lenti. L’eccitazione già alta saliva vertiginosamente, sentivo il sangue pulsare nell’intera asta e il glande bruciare; volevo venire, dovevo disperatamente venire ma lei non accennava ad accelerare la pregai, la supplicai, la implorai, ma lei rimase sorda e continuò finche non vide qualche goccia uscire dal mio pene allora accelerò bruscamente facendomi avere un orgasmo cruento esplosivo con abbondanti schizzi di sperma e, molto sadicamente, continuò a dare qualche colpo anche immediatamente dopo la eiaculazione facendomi provare una sensazione estremamente dolorosa che mi fece contrarre sul divano cosa che lei gradì moltissimo.
Esausti ci rilassammo un po’ fumandoci una sigaretta, i nostri sguardi si incrociarono e sorridendo ci scambiammo impressioni su quel primo incontro parlando ora da amici, da complici, da amanti non più da padrona a schiavo. Poi d’un tratto lei si alzò andò in bagno e tronò con una sacchetto
“eccoti i compiti per casa schiavetto, disse consegnandomi il sacchetto che conteneva due clisteri, uno lo farai stasera prima di coricarti e il secondo domattina prima di tornare da me e naturalmente ti masturberai come hai fatto oggi, tutte queste operazioni le farai stando al telefono con me in viva voce capito schiavetto?”
Annui
(continua)
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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